Pubblicate due ricerche che riguardano il consumo della bevanda
Nella giornata internazionale del caffè non si ferma la ricerca scientifica che vede protagonista questa bevanda. Due ricerche, in particolare, sono state pubblicate negli ultimi giorni: una che collega il consumo di questa bevanda a un possibile effetto 'protettivo' nei confronti dello sviluppo della malattia di Parkinson, anche in chi dal punto di vista della genetica sembrerebbe a rischio, e una seconda invece che spiega come un'abitudine diffusa, quella di consumare il caffè al mattino per tirarsi su, con un minor controllo della glicemia. La prima ricerca, pubblicata sulla rivista Neurology e condotta dal Massachusetts General Hospital su persone portatrici di una mutazione del gene LRRK2, che aumenta il rischio di malattia, come spiega l'autrice Grace Crotty "è promettente e incoraggia la ricerca futura che esplora la caffeina e le terapie correlate a questa per ridurre la possibilità che le persone con la mutazione genetica sviluppino il Parkinson".
"È anche possibile - aggiunge Crotty - che i livelli di caffeina nel sangue possano essere usati come biomarcatori per aiutare a identificare quali persone con questo gene svilupperanno la malattia, supponendo che i livelli di caffeina rimangano relativamente stabili". Il secondo studio, pubblicato sul British Journal of Nutrition, evidenzia invece che un caffè nero forte per svegliarsi dopo una notte di sonno difficile, prima di fare colazione, potrebbe compromettere il controllo dei livelli di zucchero nel sangue. "In parole povere - conclude il professor James Betts, che ha supervisionato la ricerca - il nostro controllo della glicemia è compromesso quando la prima cosa con cui il nostro corpo entra in contatto è il caffè, specialmente dopo una notte di sonno interrotto. Potremmo migliorare la situazione mangiando prima e bevendo il caffè in seguito, se ne sentiamo ancora il bisogno".
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